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sabato 7 novembre 2020

RECENSIONE | VIVERE! di Yu Hua

Titolo: Vivere!

Autore: Yu Hua

Genere: Narrativa

Editore: Feltrinelli

Pagine: 191

Anno edizione: 2013 


Dopo aver lasciato "Vivere!" a prendere polvere sullo scaffale per ben due anni, il mese scorso ho deciso di leggerlo, spinta anche dalla challenge “Cina e Giappone in libri” organizzata da Rossella (@parli.amo.ne), che per la tappa di ottobre ci invitava a scegliere una lettura a tema, in occasione dell'anniversario della Repubblica Popolare Cinese.

Era da diverso tempo che non mi capitava di divorare un romanzo con il trasporto provato immergendomi nelle pagine di quest'opera tanto semplice quanto emozionante. Considerato uno degli autori più influenti della Cina contemporanea, Yu Hua ha conquistato anche me, entrando a pieni voti nella lista dei miei autori del cuore.


A caccia di storie


Il romanzo si apre con le parole di un cantastorie, che dieci anni prima si era recato nelle campagne cinesi a raccogliere ballate popolari. Fra le diverse persone conosciute in quei giorni, una in particolare aveva attirato la sua attenzione: l'anziano contadino Fugui. Intento ad arare un campo di riso con il suo bufalo dai molteplici nomi, l'uomo si era dimostrato ben disposto ad aprire completamente il suo cuore, e aveva narrato al giovane cacciatore di storie la sua vita con disarmante lucidità, oltre a spiegargli, alla fine, perchè il suo bufalo aveva così tanti nomi.

Yu Hua ha scelto di utilizzare l'artificio letterario del racconto nel racconto, quindi. Il narratore principale (il cantastorie) è colui che, oltre a raccontare la storia “madre” del romanzo (la vita di Fugui), si sofferma anche sulle sensazioni provate nelle ore trascorse a parlare con quell'uomo così speciale, all'ombra di un albero lussureggiante.


Incontrai questo vecchio agli inzi della mia vita girovaga, ero un giovane spensierato allora, ogni faccia nuova mi riempiva di entusiasmo, m'attirava profondamente tutto ciò che m'era sconosciuto. Fu proprio in un momento simile che incontrai Fugui; sapeva raccontarsi in un modo colorito e vivace, nessuno mi ha mai aperto il suo cuore come lui, era disposto a rivelare qualsiasi cosa volessi conoscere. […]

Guardai il vecchio: la sua schiena annerita dal sole era scura come quella del bufalo, due vite al tramonto rivoltavano quella terra antica e dura, con un rumore frusciante, come di onde sollevate nell'acqua. Subito dopo, udii il vecchio intonare una vecchia ballata con voce roca ma commovente.


Dalle stelle alle stalle


Xu Fugui era stato il figlio di un ricco proprietario terriero. Oltre a godere di una certa sicurezza economica, aveva una moglie coscienziosa, Jiazhen, che presto gli avrebbe dato un figlio, e una bambina vivace, chiamata Fengxia, ma all'epoca il giovane Fugui non seppe fare tesoro della propria fortuna. Attirato dalle tentazioni della città, passava intere nottate fuori casa in compagnia di donne di piacere e giocando d'azzardo.

Durante una delle sue numerose notti brave, Fugui delapidò l'intero patrimonio familiare giocando d'azzardo contro l'astuto Long Er. In seguito all'atroce colpo subito, il padre di Fugui muore, non prima di aver consegnato al figlio tutto il denaro utile per pagare il debito.

Inizia così la nuova vita di Fugui. Una lunga vita fatta di povertà, fatica e umiliazioni, aggravata dalla guerra, dalle privazioni dettate dal regime comunista e dal sistema delle comuni popolari, nonchè da una serie interminabile di sciagure personali.


Vivere, nonostante tutto


Ne ho combattute a decine di guerre io, e ogni volta mi dicevo: vecchio mio, anche se muori devi vivere lo stesso. Le pallottole m'hanno sfiorato in ogni punto del corpo, ma non mi sono mai fatto niente. Chunsheng, basta pensare di non morire e non morirai”.


Nonostante l'accanimento della sorte, Fugui riesce a sopravvivere ai numerosi ostacoli che troverà sul suo cammino mantenendo un atteggiamento positivo verso il futuro. Consapevoli del fatto che è inutile farsi prendere dalla disperazione, Fugui e la sua famiglia si aggrappano alla vita con la forza dell'ironia e della tenerezza, giorno dopo giorno, dramma dopo dramma.


In città il medico disse che Jiazhen aveva l'osteomalacia, disse che era una malattia incurabile. Ci disse di riportarla a casa e di farla mangiare un pò meglio se possibile, la sua malattia poteva peggiorare o restare così com'era. Sulla strada del ritorno fu Fengxia a portarla; io camminavo lì a fianco, il cuore in subbuglio. La paura montava dentro di me: Jiazhen aveva una malattia incurabile, con quale velocità la vita era giunta a quel punto! Guardando il suo viso scarnito pensai che da quando mi aveva sposato non aveva avuto una vita facile.
E invece Jiazhen provava una certa contentezza:
- Meglio che sia una malattia incurabile, sennò dove li trovavamo i soldi per curarla? - disse aggrappata alle spalle di Fengxia.


I vari personaggi sono descritti con una certa attenzione verso l'essenza più profonda di ognuno. Sembra quasi che l'autore provi affetto e stima per i suoi personaggi, soprattutto per Fugui stesso che, oltre a sopportare una tragedia dopo l'altra, impara a perdonarsi per gli sbagli commessi in passato, perchè infondo la nostra esistenza non dipende esclusivamente da ciò che facciamo, ma anche da come affrontiamo ciò che il destino ci riserva, nel bene e nel male. Probabilmente, se non avesse perso tutto il denaro di famiglia giocando d'azzardo, il suo percorso sarebbe stato anche peggiore di quello che ha poi vissuto.


Cinquant'anni di storia cinese


La locandina del film
Il racconto di Fugui ripercorre circa cinquant'anni di storia cinese, dagli anni '40 agli anni '80. E' palpabile una certa critica al partito comunista cinese da parte dell'autore, ma non è una crititca spietata quella che inscena Yu Hua, bensì un dissenso “buono”, filtrato da un sottile e pacato umorismo.

E’ un realismo puro e allo stesso tempo quasi utopico, quello che esprime questa storia. Per certi versi sembra una favola, nella quale accadono una serie incredibile di eventi tristi, ma che alla fine giunge ad un epilogo felice: a vincere è sempre il bene, è la vita!

Pubblicato per la prima volta nel 1992, "Vivere!" è uno dei libri più letti in Cina, dove ha venduto oltre 500.000 copie; in Italia ha ricevuto il premio Grinzane Cavour nel 1998 e, nel 2014, il premio Giuseppe Acerbi.

Il romanzo ha ispirato anche la realizzazione dell'omonimo film del 1994 diretto dal regista Zhāng Yìmóu, nel quale ad interpretare Jiazhen troviamo la celebre attrice Gong Li.


Un messaggio di speranza

Yu Hua

La scrittura di Yu Hua è essenziale e diretta. Grazie ad una narrazione limpida, che punta dritta ai fatti, senza soffermarsi troppo su ciò che accade a livello politico o in descrizioni minuziose, il testo risulta estremamente scorrevole. Ciò che interessa all'autore è probabilmente spiegare ai suoi lettori che per imparare a vivere, bisogna passare attraverso le tempeste, e andare avanti con fiducia, stringendoci attorno a chi ci ama.

E' al cuore di tutti noi che lo scrittore vuol puntare con questa storia, e ci riesce benissimo. Più di una volta mi sono commossa fino alle lacrime, e quando è arrivato il momento di salutare Fugui e il suo bufalo, è stato come salutare un amico...

VALUTAZIONE:⭐⭐⭐⭐⭐ / 5

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