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mercoledì 10 aprile 2019

RECENSIONE | MIAMI BLUES di Charles Willeford


Titolo: Miami Blues
 
 Autore: Charles Willeford
 
Genere: Noir 
 
 Editore: Feltrinelli
 
  Pagine: 235
 
 Anno edizione: 2018

 
"Sole a strisce
Pugno chiuso sul cuore
E mi ferisce"
F.J. Frenger Jr.

Un pluriomicida appena uscito di prigione, un detective squattrinato e un'ingenua squillo. Sullo sfondo, una Miami a due facce, seducente e crudele al tempo stesso. Sono questi gli ingredienti di "Miami Blues", classico della letteratura pulp americana di Charles Willefrod, pubblicato la prima volta nel 1990 e acquistato quasi per caso l'estate scorsa, perchè attirata dalla copertina e dall'invitante promozione estiva della Feltrinelli.

Caccia al ladro, con garbo

Freddie Frenger, detto Junior, arriva all'aeroporto di Miami dopo aver scontato la galera al San Quentin, in California, con in tasca un buon numero di carte di credito rubate. Appena atterrato, si imbatte in Martin, un Hare Krishna che, ignaro della pericolosità del suo interlocutore, gli attacca sulla giacca una spilla e gli dice "Io voglio essere tuo amico", sperando di ottene una ricompensa. Per tutta risposta, Junior gli spezza prima un dito, e poi anche la vita, visto che dopo poche ore il ragazzo muore per lo shock subito.
Il detective Hoke Moseley si reca quindi in aeroporto per iniziare le indagini sullo strano caso; ma la pista da seguire non è semplice, perchè non ha un identikit preciso su cui basare le ricerche, ma solo qualche informazione fornita da dei testimoni poco attendibili.
Intanto Junior prende una camera all'International Hotel, portando con se una valigia rubata in aeroporto ad una donna. La valigia non contiene nulla di interessante, niente soldi, solo indumenti femminili. Si fa mandare quindi una squillo, che poi ricompenserà per il servizio con quei vestiti. Ma l'incontro con Susan in arte "Pepper", non risulterà essere un mero incontro a sfondo sessuale. Junior intuisce che Susan è una ragazza ingenua e la fa parlare, la ascolta, la corteggia e la conquista all'istante. Decide quindi di "fidanzarsi con lei", e si trasferisce a casa sua, in modo da avere un'altra base operativa e qualcuno che si occupi di lui e del suo stomaco. Susan perde la testa per il bel ragazzo che la salva dalle grinfie di Pablo, il suo protettore, senza sapere che poche ore prima lo stesso ragazzo aveva ammazzato suo fratello.

Quello che succede dopo è un susseguirsi di dinamiche che ricalcano il classico poliziesco americano, il cui obiettivo principale è ovviamente la cattura dell'omicida. Il lettore sa già come sono andate le cose, perchè viene raccontato tutto chiaramente, quindi non è l'indagine in sè che tiene incollati alle pagine. Ciò che affascina e che rende di un livello più alto questo romanzo, è il modo in cui l'autore si sofferma sulle vite dei personaggi, sulla loro interiorità e sulle accurate descrizioni della torrida Miami.

Pur riconoscendo l'immoralità dei personaggi, devo dire che ho provato una certa simpatia per ognuno di loro.
A partire dallo stesso Junior che, pur essendo un pazzo criminale, viene descritto in modo tale da non risultare "odioso". Mi sono ritrovata addirittura a sperare che non venisse incriminato da Hoke, anche perchè il suo profilo psicologico rivela, seppur a tratti, una sorta di desiderio di redenzione.

Quando Junior ad un cento punto affitta una casa lontano da Miami e si trasferisce lì con Susan, chieda alla ragazza di non fargli troppe domande e di comportarsi da brava mogliettina. Non le dice che per "andare a lavorare" lui intende "procurarsi il denaro necessario per vivere derubando la gente e gli altri ladruncoli in uno Shopping Center". Susan si deve occupare delle faccende domestiche e deve fare il suo dovere, per onorare il loro "matrimonio platonico", come lo chiama Freddie.

"Ciò che vorrei ottenere, Susie, quello che desidero, è una vita normale. Voglio andare a lavorare al mattino, o alla sera, è lo stesso, tornare a casa e trovare tutto pulito, una cena pronta, e una moglie affettuosa come te. Niente bambini. Il mondo è troppo spietato per fare figli, non sono così irresponsabile. I negri e i cattolici se ne fregano, ma qualcuno deve assumersi le sue responsabilità, capisci? Pensi di farcela?"

Susan è sicuramente una giovane donna disillusa, costretta a prostituirsi per restare a galla in una città difficile, costosa e pericolosa come Miami. Ingenua fino all'inverosimile, accetta le condizioni di Freddie, pur di non tornare a lavorare in hotel; ma fino a che punto resterà impassibile alle strane richieste del suo Junior? Forse, non è poi così ingenua...

Reduce da un divorzio, il detective Hoke vive all'Eldorado, un albergo da quattro soldi popolato da cubani e vecchiette. La sua vita decadente però non gli vieta di avere dei veri amici tra i suoi colleghi, che lo stimano e gli porgono una mano sempre, anche quando subisce un'aggressione violenta, che lo obbligherà in ospedale per un pò di tempo e che gli darà poi la spinta per rimettersi in piedi prima del previsto, accecato dal desiderio di scovare chi lo ha ridotto in quello stato.

Non posso poi non dedicare qualche riga al tenero Zuckerman, il vecchietto che porge un fazzoletto a chi entra all'Eldorado. Un "compito" che aveva inventato lui stesso, forse per sentirsi meno solo.

La scrittura è scorrevole, ma non troppo frenetica, come invece ci si potrebbe aspettare da una trama simile. Questo aspetto rende la lettura doppiamente interssante, perchè non vi è puro intrattimento, ma molto di più. Un libro importante, considerando che è "servito" anche da ispirazione per Pulp Fiction, capolavoro del regista Quentin Tarantino.

Da questo libro è stato tratto anche l'omomimo film del 1990 diretto da George Armitage, con Alec Baldwin nei panni di Junior.

Miami Blues è il primo romanzo della cosiddetta "quadrilogia di Miami". Credo che pian piano li leggerò tutti!

VALUTAZIONE ⭐⭐⭐⭐⭐

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