Titolo: Il silenzio dell'onda
Autore:
Gianrico Carofiglio
Genere:
Narrativa
Editore:
Rizzoli
Pagine:
300
Anno
edizione: 2011
Pubblicato
per la prima volta nel 2011
dalla Rizzoli
e finalista
al Premio Strega
nel 2012, Il
silenzio dell'onda
di Gianrico
Carofiglio
ha tardato qualche anno prima di approdare sul mio comodino,
nonostante conoscessi e apprezzassi già da tempo le opere dell'ex
magistrato pugliese.
Si
tratta di un romanzo contemporaneo che strizza l'occhio ai classici
noir americani, senza mancare di originalità e profondità.
Sono
particolarmente affezionata a questo romanzo, sia per le emozioni che
mi ha trasmesso, sia perchè leggerlo mi ha spinta a scrivere la mia
prima recensione circa un anno fa. Eccola qui, con qualche piccola
correzione.
Roberto
Marìas, anima persa nel buio della depressione, vive le sue
giornate in una Roma "straniera", scandendo i giorni
che lo separano dalle sue due sedute settimanali con lo psichiatra,
unico appuntamento al quale si reca con un briciolo di buona
volontà.
Attraverso i dialoghi e soprattutto i silenzi con il dottore, del quale non viene mai dichiarato il nome, si scopre che Roberto è un ex agente sotto copertura divorato da un doloroso passato e marchiato da da gravi pedite, rinunce e sensi di colpa. Costretto per lavoro a mischiarsi con criminali e delinquenti, ne aveva preso spesso le fattezze, desiderando persino di piacere loro, di essergli amico. Plasmato e confuso dal suo lavoro a tal punto da non essere più padrone di se stesso, aveva vissuto come trasportato da un'onda implacabile, incapace di cavalcarla. E probabilmente avrebbe continuato a vivere come un burattino impazzito, se non avesse incontrato sul suo cammino un dolore talmente forte da costringerlo a fermarsi.
Attraverso i dialoghi e soprattutto i silenzi con il dottore, del quale non viene mai dichiarato il nome, si scopre che Roberto è un ex agente sotto copertura divorato da un doloroso passato e marchiato da da gravi pedite, rinunce e sensi di colpa. Costretto per lavoro a mischiarsi con criminali e delinquenti, ne aveva preso spesso le fattezze, desiderando persino di piacere loro, di essergli amico. Plasmato e confuso dal suo lavoro a tal punto da non essere più padrone di se stesso, aveva vissuto come trasportato da un'onda implacabile, incapace di cavalcarla. E probabilmente avrebbe continuato a vivere come un burattino impazzito, se non avesse incontrato sul suo cammino un dolore talmente forte da costringerlo a fermarsi.
“Un conto è aspettare l’onda, un conto è alzarsi sulla tavola quando arriva”
Eppure
da bambino Roberto le sapeva cavalcare molto bene le onde, quando
faceva surf con suo padre in California.
Nel presente dell'ex carabiniere invece ci sono solo le sue lunghe e vuote passeggiate a scopo terapeutico, qualche cena con un collega che lo tratta palesemente come un malato di mente, e i suoi incontri casuali sull'uscio dello studio dello psichiatra con Emma, ex attrice di teatro e di pubblicità più o meno note, dalla quale Roberto si sente misteriosamente sempre più attratto.
Nel presente dell'ex carabiniere invece ci sono solo le sue lunghe e vuote passeggiate a scopo terapeutico, qualche cena con un collega che lo tratta palesemente come un malato di mente, e i suoi incontri casuali sull'uscio dello studio dello psichiatra con Emma, ex attrice di teatro e di pubblicità più o meno note, dalla quale Roberto si sente misteriosamente sempre più attratto.
Tra sogno e realtà
La
ricostruzione del passato di Roberto e il suo grigio presente vengono
sin da subito alternati con le parole scritte sul diario da Giacomo,
undicenne introverso e orfano di padre. Nel suo diario il bambino
racconta di un sogno ricorrente, dell'apparizione di un cane di nome
Scott e di Ginevra, sua coetanea della quale è
segretamente innamorato nella vita reale.
"Dall'altra parte sta succedendo qualcosa di triste"
Suggerisce
Scott al bambino. Ed ecco che la realtà si mescola con il sogno, il
sogno attinge informazioni dalla realtà, e tutto si confonde in un
mare di incertezze e di desideri.
"Avrebbe potuto dire che era un'ebbrezza che tagliava tutto da parte a parte: il tempo, lo spazio, la tristezza e il bene e il male, e l'amore e il dolore e la gioia e la colpa. E il perdono – anche quello più difficile, che chiediamo a noi stessi. E il cerchio della vita, e le storie dei padri e dei figli, e della loro disperata ricerca gli uni degli altri."
Gioco
di specchi
I
numerosi parallelismi fra i tre protagonisti rendono questo
romanzo particolarmente affascinante: la vita da infiltrato di
Roberto è stata una sorta di recita, così come Emma recitava quando
era un'attrice. Giacomo confonde sogno e reltà, così come Roberto
in passato aveva pericolosamente mescolato il lavoro con la sua
interiorità. Giacomo ha perso il padre in tenerà età, così come è
accaduto a Roberto. Emma convive con un orribile senso di colpa, così
come Roberto non riesce a superare il suo.
Risulta
tangibile il senso di vuoto che provano i tre personaggi e il bisogno
di ciascuno di redimersi, in qualche modo. La narrazione serrata e
al contempo soffice di Carofilglio, mi ha tenuta sospesa tra la
curiosità di sapene di più sul passato dei personaggi e il
desiderio di scoprire un lieto fine.
Posso
definire questo romanzo un mirabile viaggio nel mondo della psiche
e delle coincidenze, un gioiello confezionato da Carofiglio per
lettori sensibili.
VALUTAZIONE ⭐⭐⭐⭐⭐
VALUTAZIONE ⭐⭐⭐⭐⭐
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