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martedì 23 luglio 2019

RECENSIONE | KAIJIN. L'OMBRA DI CENERE di Linda Lercari


Titolo: Kaijin. L'ombra di cenere
 
Autore: Linda Lercari
 
Genere: Narrativa di ambientazione storica
 
Editore: Idrovolante
 
Pagine: 209
 
Anno edizione: 2018

Ci sono storie che si leggono con piacere, e che lasciano un senso di appagamento più o meno durevole nel tempo, dopo aver girato l'ultima pagina. E poi ci sono quelle storie capaci di lasciare una traccia indelebile nel cuore, delle quali sai che sentirai la mancanza ancor prima di terminarne la lettura. E' il caso di Kaijin. L'ombra di cenere, una storia struggente nata dall'indiscutibile talento della scrittrice ligure Linda Lercari, che ha saputo incantarmi sin dalle prime battute con la lama affilatissima della sua spada lucente.

"La nebbia era una striscia di ovatta morbida adagiata sul contorno della montagna. La guardò un istante, soffermandosi a pensare a quanto fosse simile al bailong, il grande drago bianco: un lungo, gigantesco serpente di nuvola leggera quale protezione e buon auspicio.
Respiro' l'aria fredda dal sapore di sangue, lo stesso gelo di quando era troppo giovane per immaginare il futuro eppure doveva già combattere per difendersi. Lo stesso gelo di quando tutto doveva ancora compiersi.
Un ultimo cenno di saluto alla vetta e ai suoi ospiti magici, poi rivolse l'attenzione alla battaglia che stava infuriando."

Già dall'incipit si inizia ad assaporare quella che è l'atmosfera evocativa di questo romanzo ambientato in un periodo molto particolare per il Giappone, l'era Kamakura, precisamente nel 1330. Colui che porge la sua attenzione prima alla montagna e poi alla battaglia è il samurai Hakashinjitsu, soprannominato il demone per via della sua fama da guerriero imbattibile. Dopo aver colpito senza pietà diversi nemici, Hakashinjitsu pensa di nuovo per un attimo al drago della montagna, una distrazione che gli sarà fatale. Nell'aria vibra il suono malefico di un una spada che trafigge il grande samurai, provocandogli una morte quasi istantanea. Solo un attimo prima del decesso, il moribondo viene raggiunto dal suo signore e amico inseparabile Momokushi-sama, il quale riesce ad ascoltare le sue ultime e inspiegabili parole.
 
E' morto! Il demone è morto!”
Il sussurro era diventato un grido che passava di bocca in bocca, d'orecchio in orecchio.
La battaglia si era interrotta e il gokenin poté raggiungere il generale morente prima che spirasse.
Nessuno gli sbarrò la strada, nessuno tentò di colpirlo. La vittoria era secondaria, il motivo stesso della lotta momentaneamente dimenticato: il demone Hakashinjitsu era ferito a morte.
Sorpresa e stordimento bloccavano ogni strategia. Momokushi-sama si gettò al capezzale dell'amico giusto in tempo per udirne le ultime parole, una breve frase quasi sussurrata, ma che, come sasso gettato in uno stagno, avrebbe prodotto echi concentrici, ripercussioni dal peso insostenibile.
Silenzio.”

Il dolore per la perdita del fedelissimo samurai lascia un vuoto immenso nel cuore di Momokushi-sama, che si ritrova a dover convivere non solo con il dolore della perdita, ma anche con un dubbio opprimente: che senso avevano le parole sussurrate dall'amico sul letto di morte? Possibile che fossero rivolte proprio a lui?

Per poter risolvere l'enigma, Momokushi-sama inizierà un tormentato viaggio nella memoria, che lo porterà a rivivere i tanti momenti trascorsi con l'amico, le loro imprese, i successi in battaglia, ma soprattutto i piccoli episodi felici vissuti al di fuori delle responsabilità, come le tante partite a shōgi tra un combattimento e l'altro o le placide serate passate a contemplare lo spettacolo magico dai ciliegi in fiore (hanami).

Cecità

Per oltre cinquant'anni, Hakashinjitsu era stato per tutti il demone, il guerriero che seguiva e proteggeva il suo signore con la fermezza di un'ombra, ma il devotissimo samurai non era stato solo questo. Un cofanetto nero contenente diversi oggetti definiti inizialmente da Momokushi-sama “ciarpame” custodito fino a quel momento dalla concubina Himitsushuei, potrebbe gettare un po' di luce sul mistero, ma nonostante i numerosi indizi, il tarlo che rode la mente del signore del castello continuerà a non dargli pace, e non lo lascerà fino alle ultime pagine, quando l'incontro casuale con un saggio cieco gli rivelerà finalmente la verità. Una verità sconvolgente, che solo lui non riusciva proprio a vedere.
La montagna incombeva bella come una donna e possente come un gigante. In lontananza vegliava sul villaggio e sul palazzo. La montagna cara al luogotenente e custode di ogni magia, di ogni segreto. Animali incantati, tanuki, volpi, kappa vi avevano trovato riparo e solo loro conoscevano l'intima natura di ogni cosa.
Ridevano dell'ignoranza del signore del castello e sogghignavano, nella notte, sussurrandogli qualcosa che non era in grado di capire.
Ombre benigne eppure dal sorriso beffardo cantavano sottovoce appena fuori dalla stanza.
Una nenia delicata come nebbia di parole, nebbia che lui non era in grado di dipanare.”

Contrariamente a Momokushi-sama e alla maggior parte dei lettori, ho capito piuttosto presto qual'era il segreto di Hakashinjitsu, ma questo particolare non ha minimamente sciupato la lettura del romanzo, anche perché Kaijin. L'ombra di cenere non è un giallo da risolvere, ma molto di più. Probabilmente l'aver intuito quasi subito la verità mi ha permesso di concentrarmi maggiormente sui numerosi riferimenti alla cultura giapponese tradizionale, sui ricercati e profondi simbolismi - la carpa e la libellula ne è un vivido esempio - e sulla grande capacità dell'autrice di dipingere i sentimenti dei personaggi con pennellate precise.

La prosa di Linda Lercari è limpida, diretta, poetica. Sembra di osservare per tutto il tempo della lettura un combattimento di Kendo, disciplina che pratica la stessa autrice, e che probabilmente l'ha ispirata e guidata nel modellare la sua opera più importate, quella che - ha detto lei stessa - “sente nel cuore”. 

La lettura di Kaijin. L'ombra di cenere è stata decisamente scorrevole e appassionante. Vi confesso che non volevo terminarla, semplicemente perché non volevo più uscire dall'universo affascinante racchiuso in queste pagine. Quando sono giunta  alla fine, ho sentito il bisogno di fermarmi per qualche giorno, perché per me era di fondamentale importanza lasciar decantare le forti emozioni provate, senza subire l'interferenza di altre storie. Era davvero da tanto tempo che non sentivo un coinvolgimento così forte con un libro. Al momento, è indubbiamente la lettura più bella e intensa fatta quest'anno. 

Ho apprezzato molto anche il formato, il font, la carta e la copertina di questo piccolo gioiello, pubblicato dalla casa editrice indipendente Idrovolante, che possiede un catalogo molto interessante, all'interno del quale esiste anche una collana denominata "Sedici raggi" incentrata sul Giappone.

Ogni riferimento non è puramente casuale

Per alcuni versi, la figura del misterioso samurai Hakashinjitsu mi ha ricordato alcune famose anime degli anni '70-'80, di cui non farò i nomi per non rischiare di suggerirvi degli indizi inequivocabili, privandovi del piacere di scoprire pagina dopo pagina l'epilogo del romanzo. Parlando con Linda Lercari, persona attenta e squisita, oltre che eccellente autrice, ho avuto conferma sul fatto che c'è più di un riferimento a quelle anime, un aspetto che ho apprezzato tantissimo e che mi ha fatto amare ancora di più questa storia e tutto il lungo lavoro che c'è dietro alla sua stesura, durata ben quattro anni. Il risultato è per me un libro di altissimo livello, che segue fedelmente la realtà di quei tempi, ma con qualche digressione di fantasia, come i nomi dei personaggi e altri particolari, una scelta a mio avviso appropriata, che conferisce originalità e personalità alla storia.

L'autrice sta già lavorando ad uno spin-off che avrà come protagonista la concubina Himitsushuei, ed io non posso che essere entusiasta e impaziente di rituffarmi in questa storia straordinaria.

Kaijin. L'ombra di cenere è una danza lieve e sensuale, che ondeggia tra passato e presente, corpo e anima, delicatezza e crudeltà, con il passo leggero e malizioso di una geisha ammaliatrice. E' ipnosi allo stato puro. E' Bellezza.

Ringrazio la penna sublime di Linda Lercari e il suo cuore sincero, innanzitutto per aver dato vita ad una storia così bella, nella quale mi sono immersa totalmente e dalla quale non mi separero' mai, e poi per avermene fatto dono con assoluta fiducia.


NOTE SULL'AUTRICE

Linda Lercari nasce a S. Margherita Ligure negli anni Settanta. Scrittrice di narrativa, poesia, fantapolitica, racconti noir, romanzi gotici e romanzi storici, ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui il primo premio per racconto singolo al San Domenichino di Massa.
Ha pubblicato tre raccolte di poesie:
Poesie d’Osservazione, Poesie Crudeli e Il Vecchio e il Nuovo, quest’ultima tradotta in giapponese. La sua poesia L’amante Bianca fa parte dell’antologia della Fondazione Luzi edizione 2015.

Pratica l’arte marziale del Kendo presso la Scuola Kendo Lucca; è stata attrice nella compagnia Next Artists di Viareggio, specializzata in testi di Shakespeare rigorosamente in lingua originale, e attualmente fa parte del TOF – Testo Originale a Fronte – gruppo di artisti attivi in Versilia.

LA MIA VALUTAZIONE: ⭐⭐⭐⭐⭐ / 5

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2 commenti:

  1. sono commssa da queste tue meravigliose parole e spero di non deluderti col prossimo romanzo. Grazie di cuore per essere entrata nel mio piccolo mondo

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  2. Le mie parole sono sincere, il tuo romanzo merita tanto! Sono certa che non mi deluderai ^_^ Grazie a te per avermi accolta nel tuo bellissimo mondo :*

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