PREMIO STREGA – PROPOSTI IBS.IT

lunedì 23 dicembre 2019

INTERVISTA A LINDA LERCARI - autrice del romanzo "Kaijin. L'ombra di cenere"


Benvenuta Linda nel mio salottino letterario virtuale, ti ringrazio per essere qui. E' un onore per me avere la possibilità di intervistarti dopo aver letto e amato il tuo ultimo romanzo.


Grazie a te per avermi invitata!

Innanzitutto vorrei rivolgerti qualche domanda di carattere generale, per poi passare a parlare di “Kaijin. L'ombra di cenere”.

Esiste una netta differenza tra lo svolgere una certa attività per hobby o per lavoro. Quando e come hai capito che la scrittura poteva diventare la tua professione? In che modo cambia l'approccio alle nostre passioni quando decidiamo di trasformarle nel nostro lavoro?

Linda Lercari
Il verbo “cambiare” è proprio quello necessario. Se è vero che “si scrive per esser letti” è ancor più vero che quando lo si fa per professione si deve tener conto di mille fattori importanti. Il lettore non diventa più semplicemente “l'amico” o il “conoscente” che potrebbe comprendere le nostre parole anche perché ci frequenta, dobbiamo scrivere in modo più preciso considerando il fatto che non essendoci un contatto diretto molti aspetti che noi potremmo tralasciare devono essere ben chiari. Descrizioni, passaggi temporali, tutto deve essere ben fruibile. Un autore professionista si deve avvalere di tutti gli strumenti utilizzandoli con umiltà. Da un buon editing sino a una buona casa editrice e se quest'ultima ci commissiona qualcosa che non è “esattamente nelle nostre corde” dovremmo comunque essere in grado di creare qualcosa di bello perché è arte, è vero, ma artisti di tutti i tempi han lavorato su commissione, l'importante è non svendersi e non creare qualcosa di banale o superficiale, ma tendere sempre al meglio. Faticoso? Faticosissimo.
Ci si mette a scrivere di lena, ma c’è un’ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto.” Cosa pensi delle parole di Italo Calvino? Raccontaci la tua tipica giornata di scrittura, le tue abitudini, il tuo approccio con l'ispirazione e con la stesura del testo.

Se Calvino sta descrivendo un “blocco da scrittore” io devo confessare di esserne immune. Nel tempo ho sviluppato diversi progetti e oggi posso dichiarare di essere un'autrice multi genere. Questo mi permette di spaziare da un tipo di storia all'altro e quando penso di non andare avanti nella narrazione di un “romance” lo accantono per proseguire con un “distopico” oppure con uno “storico” in modo che l'ispirazione fluisca sempre agevolmente. Inoltre comporre poesie è di grande aiuto. Non ho una routine precisa, però porto sempre con me un taccuino e una penna perché l'ispirazione non conosce orari e devo appuntarmi ogni buona idea. La stesura dei testi prevede sempre diverse riletture, ma so per certo che anche rileggessi mille volte un romanzo troverei altrettanti difetti, quindi mi devo imporre un freno.

Sei un'autrice eclettica, la tua produzione letteraria spazia in diversi generi. Vuoi parlarci brevemente dei libri che hai pubblicato prima di “Kaijin. L'ombra di cenere”?


Il mio primo amore è stata la fantascienza, ma, cosa buffissima, è solo da pochi mesi che ho pubblicato il mio primo distopico. Agli inizi della carriera mi sono stati pubblicati tanti racconti in altrettante antologie. Come genere direi soprattutto racconti con protagonisti adolescenti con i problemi tipici dell'età, ma molto drammatici, molto “neri”... Poi ho pubblicato due raccolte di poesie in self per due progetti su cui continuo a lavorare, ma per i quali vorrei coinvolgere una casa editrice. Sempre prima di Kaijin ho pubblicato anche un romanzo noir. Dopo Kaijin sono stata contattata per pubblicare degli erotici, ma all'inizio non avevo capito che la collana per cui avrei lavorato era di genere “romance” così il primo racconto – tutt'ora bestseller – è risultato essere privo di una storia d'amore vera e propria.

Linda Lercari in tenuta da Kendo
L'amore per l'Oriente e per il Giappone in particolare è un aspetto che guida e arricchisce la tua vita. Com'è nato questo legame così forte e in che modo lo nutri quotidianamente?
In principio fu la Cina. Da ragazza ero appassionata soprattutto della storia degli ultimi anni dell'Impero Cinese. Poi mi sono fidanzata e quello che sarebbe diventato mio marito era – ed è – un grande amante del Sol Levante. Con lui ho imparato a collegare tanti dati che avevo appreso anche guardando i cartoni animati degli anni Settanta e ho cominciato a documentarmi. Poi Furio – questo il nome del mio consorte – ha cominciato a praticare il Kendo, l'arte marziale della Via della Spada. Pian piano sono rimasta così affascinata che ho iniziato a praticare anche io e tutt'ora mi alleno alla SKL, la Scuola Kendo Lucca. Sono un primo Dan, devo migliorare ancora molto, il lavoro è tanto. Inoltre siamo stati diverse volte in Giappone, in primis in Luna di Miele, e ogni volta apprendo cose nuove, aspetti e sfaccettature più profondi.

Il Giappone è un Paese estremamente affascinante e pieno di contraddizioni. Quali sono gli autori che ogni amante della cultura giapponese dovrebbe leggere? C'è uno scrittore che ami particolarmente e perché?

Se rispondo che più di una volta sono stata paragonata a Mishima come stile sono troppo vanagloriosa, vero? Sì, mi scuso, ma mi è stato detto davvero. Di certo è un autore da leggere, ma anche i suoi brevi filmati sono molto importanti. Per chi riesce a trovarlo “Ken” è un bel filmato sul Kendo e sulle dinamiche fra studenti. Non mi piace molto Murakami e di Banana Yoshimoto consiglio soprattutto i primi romanzi. Consiglio Soseki perché è un grande classico e fra gli autori moderni Ito Ogawa che è davvero deliziosa. La mia favorita al momento. Descrive le situazioni con cura e delicatezza, emoziona e resta nel cuore.


Kaijin. L'ombra di cenere” è un romanzo di ambientazione storica. Narra del legame profondo esistente tra due personaggi di fantasia, i samurai Hakashinjitsu e Momokushi-sama, in un contesto realmente esistito, ossia la fine dell'era Kamakura. Quanto è stato difficile conciliare fedeltà e immaginazione?

Samurai - Era Kamakura
Inizio il romanzo con una scena tratta dalla cerimonia del Té. Mi autocompiaccio... poi ci ripenso e mi rendo conto che ho appena scritto un grossolano anacronismo. É stato difficile conciliare fedeltà e immaginazione perché tante cose che amo del Giappone non erano ancora state codificate – o addirittura create – nel periodo Kamakura. Le geishe? Non c'erano. Il mio è stato un lavoro di ripulitura e taglio continui cercando di non incappare almeno negli errori più smaccati. Purtroppo non ci sono riuscita del tutto, mi è stato giustamente fatto notare che ho utilizzato una parola per indicare alcuni componimenti che ancora non veniva usata. Mi consola il fatto che chi me lo ha fatto notare è stato molto corretto nei miei confronti ed è stata una critica costruttiva. Il periodo Kamakura è poco noto a livello popolare, non è il classico “Giappone medievale” cui siamo abituati dai media.


Il segreto che Hakashinjitsu ha celato per una vita intera al suo signore Momokushi-sama viene svelato solo alla fine del romanzo, quindi l'effetto sorpresa è sicuramente uno dei punti di forza di quest'opera eccezionale. Com'è nata la scelta di strutturarlo in questo modo? Quanto sarebbe stato diverso l'impatto sul lettore se “Kaijin. L'ombra di cenere” fosse stato raccontato diversamente?

Kaijin narra dell'abnegazione totale, di un amore sconfinato e di una riconoscenza senza limiti. La storia di un essere umano che cede se stesso in cambio di un bene più grande. Ho sempre amato i finali a sorpresa e Kaijin mi ha permesso di crearne uno efficace. Da un po' di tempo con una mia amica traduttrice madrelingua ci stiamo scervellando per cercare una versione adeguata in inglese, ma questa lingua non permette certi artifici che ho potuto sfruttare in Italiano. La cosa simpatica è che sarebbe perfettamente traducibile in giapponese mantenendo lo stesso effetto finale. La struttura di Kaijin deve restare tale, non mi è facile pensarla diversamente perché Hakashinjitsu è “Il demone servitore” sino alla fine, non può essere altro, si perderebbe il senso di annullamento personale, di rinuncia a sé stessi che vorrei fosse chiaro nella storia.


Nel nel tempo ho scritto e scriverò tanti romanzi, ma Kaijin rimarrà per sempre quello che sento nel cuore”. Certamente riconoscerai queste tue parole. Cosa vuoi dire esattamente con la tua dichiarazione?

In qualche modo io sono un'ombra fatta di cenere.


Se dovessi avere a disposizione solo tre aggettivi per descrivere “Kaijin. L'ombra di cenere”, quali useresti?

Preferirei usarne uno solo: coraggioso.


So che stai lavorando ad uno spin-off che avrà come protagonista la concubina Himitsushuei. Perché hai scelto proprio questo personaggio? Ci sono altre storie in cantiere?


La concubiba Himitsu è la custode del segreto, è colei che tutto ha visto e tutto tace. È la saggezza di fronte alle scelte efferate e alle passioni malcelate, è la calma e la costanza. In un certo senso è l'equilibrio che serve ad Haka per non cadere in un abisso di follia. Vorrei descrivere la storia di questa donna da quando – ancora bimba – viene venduta a una casa di piacere sino alla fine dei suoi giorni. Soprattutto vorrei narrare gli avvenimenti salienti di Haka e Momokushi attraverso il suo sguardo imparziale e le conversazioni in privato col “demone servitore” che è roso da mille dubbi e insicurezze che in Kaijin non vengono mostrati. Himitsu somiglia molto a mia madre che dice sempre la parola giusta in ogni situazione. Mi è stato chiesto di scrivere la prosecuzione di “Invisibile” il noir pubblicato tre anni fa, ma vorrei prima terminare il seguito di “Doveva essere un romanzo d'amore” e poi... mi scuso con le mie lettrici... devo assolutamente terminare la storia erotica a puntate iniziata con “Il guinzaglio”. Blocco dello scrittore? Non so cosa sia, ma vorrei delle giornate da 36 ore, per piacere, grazie.

La nostra piacevolissima chiacchierata è giunta al termine.
Ringrazio ancora calorosamente Linda Lercari per averci fatto compagnia e vi invito nuovamente a leggere il suo meraviglioso romanzo.

Sono io che ringrazio per l'ospitalità e spero di non avervi annoiati con le mie chiacchiere. Un saluto a tutti voi e un appello: “leggete, leggete, leggete. Possibilmente anche qualcosa di mio e vi ringrazio, ma leggete, leggete, leggete!”

LINK PER L'AQUISTO:

 
 

[N.B. Il Blog è affiliato a IBS, LIBRACCIO e LAFELTRINELLI. Questo vuol dire che se farai i tuoi acquisti tramite i miei link, io riceverò una piccola commissione, che riutilizzerò per alimentare il blog acquistando nuovi libri da leggere e da recensire.
ATTENZIONE: TU SPENDERAI LA STESSA CIFRA CHE AVRESTI SPESO ANDANDO DIRETTAMENTE SUL SITO, quindi a te non costa davvero nulla! Grazie di cuore a chi deciderà di sostenere il blog]
 






Nessun commento:

Posta un commento